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Starviolet, risplendere di buio by
Rockol.itTrovare una formazione italiana in grado di proporre del buon rock alternativo non è molto difficile. Basta farsi un giro in Rete tra i vari Myspace e si può pescare a piene mani senza difficoltà....
Starviolet, risplendere di buio by
Rockol.itTrovare una formazione italiana in grado di proporre del buon rock alternativo non è molto difficile. Basta farsi un giro in Rete tra i vari Myspace e si può pescare a piene mani senza difficoltà. Non è così altrettanto facile trovare band valide in generi minori, specialmente nel caso di Trip-Hop ed elettronica. Gli Starviolet hanno fatto questo tipo di ragionamento nel 2007, anno di nascita del gruppo, intraprendendo una strada molto meno battuta rispetto a molte altre. Il progetto Starviolet nasce da un’idea di Roberto Vagnoni (chitarra e tastiere), Gianluigi Della Mura (compositore di musica digitale) e Giuseppe Picariello (chitarra) in modo molto aperto, coinvolgendo diverse altre persone nella realizzazione del primo album, “Intro-version”, sulla falsa riga di gruppi ben più quotati e famosi, da cui trae linfa vitale il suono che gli Starviolet propongono. Eccoci dunque faccia a faccia con la declinazione nostrana di Depeche Mode e Portishead, senza dimenticare Massive Attack e qualcosa dei Cure. I brani disponibili sul Myspace del progetto Starviolet sono sei e rappresentano al meglio le idee e le intenzioni dei ragazzi napoletani: “Sphera” ha il piglio tipico del duo Gahan-Gore impreziosito da una buona sezione vocale. Decisamente d'atmosfera e incisivo, gioca a fare il “Wrong” di “Sound of the universe”. “No name” ricorda ancora più da vicino la produzione più antica dei DM, avvalendosi però di un taglio più pop con richiami melodici ai Cure di "Disintegration". L'effetto molto gradevole ed interessante conferisce al tutto un alone di intelligenza compositiva palpabile e, perchè no, commercialmente molto efficace. Basta dare un ascolto all'incipit di “Where the shadows meet” per capire quanto i Portishead siano fondamentali per un progetto come questo. Colpisce la somiglianza e la capacità di riprodurre atmosfere già note, ma in modo originale. In questo senso il cantato di Sabrina Mirabella, attuale vocalist, è di grande effetto ed efficacia (e stimola una bella curiosità in vista del prossimo disco in preparazione, “Eveline”). “Go on like this” e “A warm place” riprendono il filone più pop senza però tradire quel senso di buio che permea il suono tipico della band, tenendo bene a mente ovviamente gli immancabili Depeche Mode (questa volta di "Exiter") citati esplicitamente nella sezione vocale. E' proprio “A warm place” che prendiamo come pezzo di riferimento per questo giro: scuro e affascinante è uno dei pezzi meglio riusciti dell'intero lotto, in grado di far emergere un senso palpabile di inquietudine e ammirazione. “Dove saremo uguali” è l'unico episodio cantato in italiano. Un esperimento interessante e abbastanza insolito: suona come la traduzione di un testo in inglese, adattato nella nostra lingua. Funziona sicuramente, ma per quanto mi riguarda l'inglese è ancora da preferire. Musica scura dunque, pronta a tingere il nostro spazio: gli Starviolet non hanno ancora un contratto discografico e puntano a sfruttare al massimo la rete come mezzo di distribuzione. Questa volta il piacere di “pescarli” è stato tutto nostro ma l'augurio è che presto lo facciano in molti altri, per far venire alla luce qualcosa che risplende già di un ottimo buio.